La letteratura degli anni Novanta fra scrittura identitaria e cannibalismo letterario
L’intervento intende illustrare alcune caratteristiche proprie della narrativa generazionale degli anni Novanta del Novecento. Si va dal canto del cigno della letteratura identitaria, che aveva mosso i suoi primi passi nei tardi anni Settanta, fino all’esordio effimero della letteratura in salsa pulp, con la pubblicazione della raccolta di racconti Gioventù cannibale. In un decennio, quello che separa il Novecento dal nuovo millennio (L’ultimo capodanno dell’umanità è il titolo di un racconto di Niccolò Ammaniti), la narrativa generazionale cambia veste più volte, anche dal punto di vista linguistico. Se gli ultimi alfieri del romanzo identitario, Silvia Ballestra e Giuseppe Culicchia, riprendono il «sound del parlato», già proposto dall’ideale maestro di entrambi ‒ Pier Vittorio Tondelli ‒, Enrico Brizzi ripercorre lo stesso itinerario stilistico, rifacendosi però ancora maggiormente a Boccalone, di Enrico Palandri. La narrativa degli autori “cannibali”, tra i quali il giovane Ammaniti, invece, al culmine del postmoderno letterario, spesso attenuando l’energia della «letteratura emotiva» e ritornando a modelli formali maggiormente tradizionali, alleggerisce non soltanto il ricorso a uno stile volto alla mimesi del parlato, ma anche il citazionismo di marchi, loghi, personaggi del mondo dello spettacolo. Semmai, i linguaggi televisivi, cinematografici, musicali e pop in genere entrano di fatto nell’ambito letterario, che li fa definitivamente propri, trasformandoli e venendone trasformato, adottandone gli stilemi anche per contrastarne, in alcuni casi, l’onnipresenza non più soltanto omologante, ma allucinata e ipnotica.
Alberto Carli insegna Letteratura italiana contemporanea presso l’Università degli Studi del Molise. I suoi principali interessi vertono sull’intersezione letteratura e scienza, in particolare storia della medicina e dell’antropologia, sulla letteratura distopica di anticipazione, sulla narrativa generazionale e identitaria. Si è occupato anche di uso e riuso letterario della cultura immateriale tradizionale, con riferimento particolare a Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino. Curatore scientifico della Collezione Anatomica Paolo Gorini (Ospedale Vecchio, ASST, Lodi), oltre a numerosi saggi in rivista, ha pubblicato, tra gli altri, Anatomie scapigliate. L’estetica della morte fra letteratura, arte e scienza (Interlinea, 2004), L’ispettore di Mineo. Luigi Capuana fra letteratura per l’infanzia, scuola e università (Limina Mentis, 2011), L’occhio e la voce. Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino tra letteratura e antropologia (2018).