udine_g7Oltre 250 fra rettori, professori, studenti, delle università dei Paesi del G7 a lavoro per stilare un manifesto dell’Educazione per tutti. Ma anche rappresentanti istituzionali, imprenditori e professionisti, attesi per redigere un programma di azioni future che dalle nazioni più sviluppate porti alla crescita culturale globale.
È questo il senso dei lavori del primo “G7 Università” che annovera 107 tra Atenei e istituti di ricerca nazionali e internazionali (81 atenei italiani, 15 esteri e 11 enti di ricerca) e 63 istituzioni pubbliche e organizzazioni private.
Promosso dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui) in occasione della Presidenza italiana del G7 – nel quadro delle intese programmatiche del Summit delle Sette principali potenze mondiali tenutosi Taormina il 26 e 27 maggio – ne prendono parte i vertici accademici di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, ma anche quelli di Città del Vaticano, Giordania e Spagna.
Ieri la cerimonia di inaugurazione alla presenza della Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli.
Quattro i tavoli tematici paralleli: cittadinanza globale; educazione e sostenibilità; cultura e società; università e sviluppo economico.
Oggi, venerdì 30 giugno, la sessione plenaria dove si è discusso delle tesi finali dei tavoli per arrivare alla stesura finale del “Manifesto del G7 University” e alla sua presentazione pubblica.g7university
“Il dibattitto svoltosi nella due giorni di Udine – ha commentato il Rettore Palmieri – si è sviluppato intorno allo sloganUniversità per tutti. Gli interventi, a partire da quello della Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, hanno sottolineato come la capacità di innovazione, competitività, sviluppo e internazionalizzazione, costituisca un obiettivo raggiungibile solo ove si renda l’Istituzione universitaria aperta e accessibile ai giovani di tutti gli strati sociali e di tutti i territori”.
“Si tratta – ha continuato il Prof. Palmieri – di un concetto solo apparentemente banale, in quanto fa giustizia del luogo comune, molto diffuso nel nostro Paese, secondo cui la formazione universitaria deve organizzarsi in pochi e affollati poli, situati, preferibilmente, nella grandi aree metropolitane.
Al contrario, affinché l’università assolva la sua decisiva funzione di volano per lo sviluppo di un Paese, occorre organizzarsi in modo tale che i giovani di ogni territorio abbiano la possibilità di formarsi senza proibitivi costi e oneri. Il che costituisce una straordinaria conferma della centralità del ruolo che Atenei, come quello molisano, giocano e rivestono nella prospettiva dell’interesse non solo locale, ma anche generale del Paese”.
Appuntamento a settembre con il G7 della Scienza e della Ricerca