È stata appena pubblicata sulla rivista scientifica internazionale “Global Ecology and Conservation” la ricerca dal titolo “Expert-based and correlative models to map habitat quality: Which gives better support to conservation planning?“.
La rivista rappresenta un punto di riferimento in campo editoriale sul delicato tema della conservazione della biodiversità, accogliendo al suo interno articoli che offrono un contributo originale e nuovi approcci finalizzati ad arrestare il pericoloso trend negativo a scala planetaria.
Lo studio è stato condotto da un team di studiosi e ricercatori afferenti, in buona misura, al Centro di Ricerca per le Aree Interne e del Dipartimento di Bioscienze e Territorio dell’Università degli Studi del Molise.
Si tratta di un lavoro di ampio respiro multidisciplinare che ha visto non solo la collaborazione di esperienze e competenze che abbracciano aree scientifiche a più livelli e che spaziano dall’ecologia alla pianificazione territoriale, ma anche il supporto del team del Natural Capital Project della Stanford University.
Lo studio rappresenta il proseguimento di un percorso iniziato già tre anni fa con la pubblicazione, da parte dello stesso gruppo, di un altro articolo sviluppato in collaborazione con ISPRA e pubblicato sulla rivista Journal of Environmental Management finalizzato ad indentificare a scala nazionale le aree particolarmente ricche di biodiversità o a rischio di degrado in relazione alla configurazione della rete di Aree Protette attualmente presente sul territorio italiano. Il nuovo articolo, partendo da un approccio simile, si è invece concentrato sul Molise come caso studio per comprendere le differenze, i pro e i contro di due diversi approcci modellistici utilizzabili per l’identificazione cartografica e valutazione della qualità degli habitat e, di riflesso, del livello di biodiversità in essi insita rispetto alla presenza di ben 26 specie ornitiche.
Lo scopo principale del lavoro è stato infatti quello di confrontare i due criteri di analisi e studio molto diversi tra loro, ma spesso usati in maniera alternativa nei contesti decisionali e pianificatori a seconda della disponibilità di dati, tempo e risorse economiche a disposizione per il monitoraggio ambientale.
Oltre a valutare in termini analitici la bontà dei due approcci, lo studio propone delle modalità di integrazione finalizzate ad offrire un contributo valido e tangibile in termini di conoscenza e pianificazione territoriale volti a rendere più efficiente ed efficace gli sforzi di monitoraggio per la conservazione della biodiversità soprattutto in territori particolarmente fragili e sensibili.
In termini operativi, un lavoro che potrebbe ad esempio risultare utile nell’attuale discussione concernete la perimetrazione e zonazione del nascente Parco Nazionale del Matese nonché delle scelte e decisioni da includere nei futuri strumenti pianificatori che determineranno le modalità d’uso delle risorse naturali presenti nell’area.
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