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L’evento internazionale – che vede il patrocinio della CRUI (Conferenza del Rettori delle Università Italiane) e la presenza e partecipazione di illustri Accademici provenienti da realtà nazionali, europee e d’oltreoceano nonché di importanti Autorità ministeriali ed istituzionali italiane, territoriali e di categoria – è la prima iniziativa del genere organizzata in Italia e intende porre l’attenzione sul rapporto che intercorre tra le Università e le Città che le ospitano.
Immaginato fin da subito con una marcata prospettiva internazionale, è la prima iniziativa del genere organizzata in Italia. Con l’ambizione di diventare un appuntamento ricorrente, esso intende porre l’attenzione sul rapporto che intercorre tra le Università e le Città che le ospitano.
I rapporti tra Città e Università, inoltre, variano in maniera anche consistente al variare della dimensione del contesto urbano in cui gli atenei sono presenti e del momento storico in cui si sono insediati sul territorio, evidenziando anche particolarità legate fortemente all’area continentale di riferimento. E come la letteratura scientifica in materia conferma, si tratta di relazioni di vario tipo, che riguardano differenti aspetti e spaziano dall’impianto urbanistico delle Città, ai settori sociale, sanitario ed economico.
Nell’ambito della Sessione 1 “Contesto urbano e patrimonio culturale” l’intervento del prof Palmieri – che focalizzerà la sua relazione su come formazione e ricerca devono essere guidate dal carattere universale del lavoro di ognuno degli attori coinvolti e come i nostri laureati dovranno sapersi muovere ed operare in scala globale. Senza dimenticare tuttavia come ogni Università è sempre collocata in un contesto urbano e territoriale di cui tenere conto, come ambito al cui benessere contribuire e come laboratorio nel quale sperimentare analisi, letture, interpretazioni, modelli.
Ed è proprio questa la parte centrale del contributo del Rettore Palmieri: “L’ipotesi è che esista un valore universale del locale, del territorio oggetto e soggetto del sapere, ambito di convergenza di saperi esperti e contestuali, scientifici e umanistici, di discipline diverse, di incontro tra cultura e politica. Più si riesce ad essere presenti nella dimensione globale e più l’ancoraggio al locale (ben distinto dal localismo) e l’attenzione per i temi territoriali diventano elementi di forza, non di chiusura, ma di apertura. Più si riesce a sperimentare localmente, più si viene riconosciuti globalmente.
Ma per assumere più decisamente una linea del genere – viene ancora sottolineato nel contributo del Rettore Palmieri occorrono anche risorse finanziarie e sostegno politico, occorre che il sistema universitario riesca a sottrarsi alle politiche di stampo marcatamente dirigista che da diversi anni ormai stanno venendo avanti. Ma bisognerebbe anche riflettere meglio a livello nazionale sui rischi che il sistema diventi sempre più elefantiaco, macchinoso, burocratico, costoso e probabilmente inefficiente, finendo in nome della qualità per abbassare la qualità dell’Università italiana, deprimendo le sue differenziazioni, la sua ricchezza, soprattutto l’autonomia dei singoli atenei.
Non bisogna dire agli Atenei – evidenzia in conclusione il prof Palmieri – cosa debbono fare, ma andare a vedere cosa fanno effettivamente, riconoscendo valore alla differenziazione piuttosto che alla standardizzazione del sistema. Sta soprattutto qui, nel valore dell’autonomia degli Atenei in un contesto articolato come quello italiano, la forza del rapporto cruciale tra Università e territorio/città”.
Il programma